Da Gianni Elsner al Sudafrica passando per il Paraguay
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Tina La Loggia in
Radio 22/07/2010 13.47.15
Una voce può dare sostanza ai sogni, può trasformare un giovane aspirante attore in un mito, un bambuccino, un bambino, in un campione. Una voce può arrivare lontano percorrendo distanze infinite, da Merano a Roma, da Roma al Paraguay, dal Paraguay al Sudafrica, è la voce di Gianni Elsner: definirlo conduttore radiofonico sarebbe riduttivo, parlare di lui solo come un deputato radicale ne sminuirebbe l’importanza, ricordarlo come un semplice artista mortificherebbe il valore di un uomo che ha cambiato la storia delle radio private romane.
Per uno strano scherzo del destino la voce di Gianni Elsner ha incrociato la vita di Antolin Alcaraz. Ai più questo nome dirà poco, ma a chi ama il calcio e ha seguito i mondiali 2010 in Sudafrica, magari, si accenderà una lampadina. Dal gol di questo bambuccino, ormai uomo, difensore del Paraguay, forse sospinto dallo spirito di Elsner che aleggiava sul Green Point Stadium di Città del Capo, proprio nell’esordio dell’Italia di Marcello Lippi, è iniziata la disfatta azzurra.
Dal Sudafrica a Roma il passo è breve. Nella capitale per più di trent’anni Gianni ha “fatto radio” affrontando svariati temi, anche difficili e scottanti, con l’umiltà dell’uomo di strada, l’entusiasmo del tifoso e la cultura di chi riesce ad apprezzare la vita in ogni sua sfumatura. Elsner autoproduceva i suoi programmi, non scendeva a compromessi e non si sottometteva alle regole di mercato. Uno spirito libero e indipendente che è riuscito, nel corso del tempo, a trasmettere da sei emittenti diverse trascinando con sé tutte le mattine dalle 10 alle 14 centinaia di migliaia di ascoltatori. Attento osservatore del calcio romano, grande tifoso della Lazio, Elsner è stato un esempio di correttezza e verità, mettendo l’informazione sempre prima di tutto, riuscendo a stravolgere le abitudini radiofoniche, un antesignano della “talk radio” dove la musica diventa un contorno, il conduttore esprime opinioni e l’ascoltatore è un vero e proprio protagonista della diretta.
Era partito da Merano per trasferirsi a Roma e frequentare l’accademia nazionale d’arte drammatica: voleva fare l’attore. Il suo destino, però, lo attendeva altrove. Nel ’76 comincia la sua avventura radiofonica a Radio Luna e quella diventa la sua vita. La squadra di calcio bianco celeste è uno dei principali argomenti delle sue trasmissioni, uno spunto, quasi un pretesto, per arrivare ovunque, affrontando qualsiasi tema. Lo sport che diventa attualità, l’attualità che diventa vita e la vita che diventa attività benefica, senza mai trascurare l’arte.
Carismatico, egocentrico, a volte irriverente, sarcastico ma, soprattutto, giusto. Era emozionante ascoltare Gianni Elsner che recitava poesie. Sapeva modulare la voce, interpretare, coinvolgere, drammatizzare. Animava l’entusiasmo della gente, senza mai essere fazioso o di parte. Non era un artista improvvisato, aveva studiato avidamente, mettendo il suo sapere al servizio degli ascoltatori, cercando sempre, continuamente, la notizia.
Nel 1989 Gianni intraprende quel viaggio che lo porterà, ancora di più, ad essere un sostenitore della solidarietà, quel viaggio che gli cambiò la vita. In quell’anno, infatti, va per la prima volta in Paraguay a trovare un cugino, Padre Attilio Cordioli, missionario dei Redentoristi. Lì dove la terra è talmente rossa che confonde i sensi, lì dove le condizioni igienico-sanitarie sono al limite della sopravvivenza, lì dove i bambini sono l’emergenza più grande. Un richiamo lontano, ed ecco l’idea. Gianni torna a Roma e coinvolge gli ascoltatori in un’impresa senza precedenti: dai microfoni della sua trasmissione “Te lo faccio vedere chi sono io!” promuove una campagna umanitaria per i bambuccini che vogliono studiare, andare a scuola, perché - parafrasando padre Attilio – c’è chi scrive i compiti con un ramoscello sulla sabbia battuta con il palmo della mano, magari perdendo ore ed ore, poi, basta un soffio di vento per cancellare tutto.
Nel giro di poche settimane Elsner riesce a raccogliere venticinque milioni di lire e con quei soldi viene costruita la prima scuola in Paraguay. Ma Gianni non si accontenta. Va oltre. Crea una rete di adozioni a distanza per i piccoli paraguayani.
Gianni Elsner voleva diventare un attore ma ha fatto molto di più. E’ riuscito a realizzare il sogno di oltre tremila bimbi attraverso ciò che amava: la radio. Uno di questi è Antolin Alcaraz. Nato in un piccolo paesino del Paraguay, Alcaraz è stato adottato a distanza da una famiglia romana nel 1989, è andato a scuola, ha studiato e poi ha scelto la sua strada: il calcio. Con la nazionale sudamericana è arrivato fino al continente nero ed il caso ha voluto che fosse proprio Alcaraz il 14 giugno 2010 nella sfida tra Italia e Paraguay a colpire la palla di testa e a segnare alle spalle di Gigi Buffon ridimensionando le aspettative dei nostri giocatori. Alcaraz è stato uno degli eroi della formazione paraguayana, giunta, per la prima volta nella storia, ai quarti di finale di un campionato del mondo.
Questo ex bambuccino è partito da San Roque González de Santa Cruz, ha giocato prima in Argentina, poi, dopo una breve parentesi in Italia, ha firmato un contratto per la squadra portoghese del Beira-Mar e nel 2007 si è trasferito in Belgio nel Club Bruges. Ora lo attende una squadra inglese che milita in Premier League.
Ad ottobre del 2009 Gianni Elsner è morto. La sua Radiosei continua a trasmettere, dalla stessa frequenza, con lo stesso programma, allo stesso orario. E’ nata l’associazione onlus che porta il suo nome per continuare quello che lui aveva cominciato. In Paraguay sono state realizzate scuole, inaugurate università grazie alla devozione e all’affetto che i “suoi” ascoltatori gli hanno dimostrato. Scriveva James Joyce: “Mentre tu hai una cosa, questa può esserti tolta. Ma quando tu la dai, ecco, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre”. Se Gianni Elsner fosse ancora qui, sarebbe stata per lui l’ennesima conferma che quando la comunicazione diventa passione si può volare alto e magari da Merano arrivare fino in Sudafrica.